In Italia, il sito della Polizia, questa notte, ha subito un attacco da parte degli hacker filorussi del collettivo “Killnet”, gli stessi che nei giorni scorsi hanno colpito alcuni siti istituzionali tra i quali quelli del Senato e della Difesa, provando a bloccare nei giorni scorsi anche la serata finale dell’Eurovision Song Contest. L’attacco è stato rivendicato da “Killnet”, che ha dichiarato ufficialmente guerra a 10 Paesi, compresa l’Italia, oltre a Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Lettonia, Romania, Lituania, Estonia, Polonia, Ucraina. L’attacco effettuato ha saturato le connessioni comportando di conseguenza un rallentamento nella velocità. L’azione che ha avuto inizio la scorsa notte, è stata fronteggiata dai tecnici della Polizia supportati dagli specialisti del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (CNAIPC) della Polizia Postale.

Il Ministero della Transizione Ecologica, invece, ha dovuto rimandare la scadenza e la presentazione delle domande per il PNRR perché la piattaforma informatica era fuori uso.

Quanta parte della nostra vita, cominciando dal conto corrente in banca, è depositata su memorie di cui non conosciamo la localizzazione?

L’accesso ai dati rilevanti per la nostra esistenza, compresa la capacità economica di ognuno di noi, è dentro memorie informatiche.

I database del nostro sistema sanitario nazionale, che contengono migliaia di dati sulla nostra salute fisica e psichica, potrebbero fornire inconsapevolmente informazioni delicate e preziose a chi vi accede illegalmente dall’esterno.

Ormai i devices accompagnano la nostra vita e l’ intera digitalizzazione della nostra esistenza.

Questo a dimostrazione che l’enorme mole di informazioni che dobbiamo tutelare e proteggere avranno bisogno di un ulteriore innalzamento dei livelli di sicurezza, perché le guerre del presente e del futuro si giocheranno per molti versi più sulla rete virtuale che sul campo.

Secondo Umberto Rapetto – Direttore del magazine di sicurezza informatica “Infosec” – dice: ”se avessimo un atlante per posizionare, come fosse un Risiko, le truppe informatiche di carattere digitale, in Russia ci sono criminali come i gruppi di hacker denominati per esempio Conti, Ragnar, ecc., inoltre ci sono dei reparti militarizzati classificati come APT (Advanced Persistent Threat) ossia minacce persistenti avanzate.

Sul fronte occidentale a muoversi e scendere in campo è Anonymous. Esistono poi dei reparti che fanno cyberwar a cominciare dal cyber commend statunitense a tutti reparti specializzati delle forze armate della Nato che svolgono attività un tempo di guerra elettronica e adesso anche di guerra cibernetica.”

Quindi l’escalation della guerra cyber va di pari passo con quella convenzionale, anche se gli attacchi cyber sono silenziosi e li scopriamo dopo qualche giorno o settimana e che fanno danni a volte più gravi. Inoltre, un report di Microsoft ha dichiarato che sono riusciti a mitigare gli effetti di un malware che avrebbe causato dei black out sulla rete elettrica ucraina.

E’ l’ennesima conferma di una guerra, definita cyberwarfare, che si combatte in modo non dichiarata e non visibile, ma dagli effetti che possono eventualmente mettere in ginocchio un intero Paese.

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